Pelle e inchiostro

«Che c’hai scritto sulle braccia?»

«”smile” e “let go“.»

«E che significano?»

«Letteralmente non è importante, per me significano “cerca di sorridere il più possibile” e “sappi rinunciare“.»

«E dovevi tatuartelo per ricordartelo?»

«No, certo che no.»

«Allora perché te li sei fatti?»

«Perché mi piacciono le scritte e gli scarabocchi.»

«Ma i tatuaggi non vanno via, lo sai?»

«Lo so, lo so, ma mi piacciono, perciò anziché cose passeggere ho scelto due lezioni su cui difficilmente cambierò idea.»

«E quello dietro la spalla?»

«”マル”?»

«Eh.»

«Si legge “Mar”, sono le sillabe che ho in comune col nome di mia sorella, in giapponese.»

«E se tua sorella ti dovesse deludere?»

«Non cancellerebbe i momenti e l’amore che abbiamo condiviso, e sarebbero comunque le prime due sillabe del mio nome.»

«E quello che hai sulla gamba, “in litore fulget“?»

«È il motto della mia città: “splende sulla spiaggia”.»

«Che tamarrata da terrone…»

«Forse, di sicuro non l’ho fatto per orgoglio, me ne frego di cose come l’onore, l’appartenenza, le bandiere. L’ho fatto perché amo la mia città ma non a prescindere: sono contento di esserci nato e cresciuto.»

«Non ci sei nato.»

«A Fermo sono uscito dal corpo di mia madre, a Porto Sant’Elpidio ho iniziato a vivere. Sono contento della mia vita finora, delle persone che ne fanno parte come di quelle che ne sono uscite ma mi hanno insegnato qualcosa, delle scelte giuste e di quelle sbagliate; anche chi ho conosciuto e quel che ho fatto altrove dipendono da lei, da PSE. Fossi nato da un’altra parte sarebbe stato diverso.»

«Sarebbe potuta andarti meglio.»

«Può darsi. So accontentarmi.»

«Va be’, sarà. Adesso però dimmi, dove te la faccio ‘sta cazzo de farfalla?»

«Chiappa destra.»

-m4p-

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