Dicembre 2011

– Fai qualche attività all’aria aperta?
– Fumo.

Approvata la Manovra, il giudizio degli esperti: il rigore della Juve non c’era.

Quando una bestemmia è l’unica cosa sensata da dire, significa che le cose vanno peggiocheddimmerda. Perché almeno la merda concima.

Outing

Limite di 1000 euro per gli acquisti di qualsiasi bene in Italia, un provvedimento che non ha eguali nel resto del mondo, se non un paio nemmeno tanto simili e comunque  molto vaghi. In Inghilterra, però, anche le bancarelle hanno il terminale per le carte e gli inglesi pagano con la Debit Card (che fa tanto “vorrei ma non posso”) pure i caffè.
La domanda che mi punzecchia è, tuttavia, questa: perché per avere e spendere i miei cazzo di strasudatissimi e strameritatissimi soldi devo per forza avere (leggi: “pagare”) un conto corrente?

In un rapporto necrofilo il partner ti lascia all’inizio.

L’omosessualità è riscontrata in oltre 450 specie. L’omofobia soltanto in una. Quale sembra contro natura, adesso?

Post pubblicato attorno all'una e mezza di notte di giovedì 8 dicembre 2011

Complimenti ai nuovi orari di Trenitalia, da cui è scomparso l’Intercity per Milano costringendomi a cambiare con un Frecciabianca e spendere 18 euro in più.

Il cardinal Bagnasco: “Si tratta di chiedersi se il mondo della solidarietà debba essere tassato al pari di quello del business”. Al di là delle solite polemiche, come rientra la prima casa nel mondo “del business”, per Bagnasco? Nella Libia di Gheddafi la prima casa -come l’istruzione a qualsiasi livello- era un diritto garantito dallo stato, e le banche (statali) concedevano prestiti a chiunque e senza interessi. Per fortuna che ci hanno portato la democrazia.

Non è Natale finché non cambi tema e suoneria del Nokia e la skin di Messenger.

-m4p-

Novembre 2011

Gennaio 2012

Colpa di Woodstock

Oggi ho letto un articolo molto interessante. Oltre ai commenti personali tra un paragrafo e l’altro, aggiungo in rosso la mia “parafrasi” di alcuni passi ambigui. Anche i neretti sono del sottoscritto.

Uno studio commissionato dalla congregazione americana dei vescovi cattolici e durato cinque anni, ha concluso che ne l’omosessualità e ne l’obbligo per i sacerdoti di rimanere celibi [semmai, più del celibato, è la castità forzata a frustrare sessualmente i parroci] sono tra le cause dello scandalo degli abusi sessuali che ha colpito la Chiesa.

Ohibò, mi domando cosa ci sia di peggio dell’omosessualità, per la Chiesa cattolica, per perdere un’occasione tanto ghiotta per demonizzarla.

Secondo la relazione finale della ricerca la causa degli abusi va ricercata negli anni 1960 e ’70, quando i sacerdoti, poco preparati e seguiti [e per quando riguarda i casi recentissimi? Quelli con protagonisti parroci nati proprio in quegli anni? Che influenza possono avere avuto loro?], sono stati chiamati a compiere la propria missione nel bel mezzo dei tumulti sociali e sessuali. In quegli anni, ha rilevato lo studio, i casi di abusi sessuali su minori da parte dei preti sono aumentati sensibilmente [questo significa che quella della pedofilia era una piaga già presente e documentata all’interno della Chiesa, anche prima della Summer of Love. Certo, il clima di quegli anni può aver influito sull’aggravarsi della confusione sessuale dei parroci cattolici, ma di sicuro non ne è la causa] e il problema è peggiorato quando la Chiesa, come risposta, ha prestato più attenzione agli autori che alle vittime.

Trovato: la libertà sessuale e di pensiero.

Lo studio è stato presentato oggi negli Stati Uniti dalla Conferenza dei Vescovi Cattolici di Washington. Iniziata nel 2006, la ricerca è stata condotto da un team di ricercatori del John Jay College of Criminal Justice di New York ad un costo di 1,8 milioni di dollari [come se tempo impiegato, un nome altisonante e soldi spesi fossero sinonimo di affidabilità]. Metà dei costi sono stati pagati dai vescovi [cioè dal Vaticano, cioè (anche) dall’ottopermille], 280mila dollari li ha stanziati l’agenzia di ricerca del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e il resto è stato coperto dalle fondazioni e dalle organizzazioni cattoliche [vedi sopra].

Con tutto il rispetto per il John Jay College of Criminal Justice di New York, mi sorge il dubbio che con un finanziamento di 1,8 milioni di dollari si possa aver, più o meno direttamente, influenzato i ricercatori.

Questo studio, scrive il New York Times che è riuscito a ottenere una copia del rapporto in anticipo [chissà come mai], probabilmente verrà considerato come l’analisi più autorevole dello scandalo nella Chiesa Cattolica d’America [perché, esattamente? Solo perché lo dice il New York Times, che tra l’altro nell’articolo originale parla di “risposta definitiva” (definitive answer)?]. In realtà la spiegazione basata sulla “”blame Woodstock” (responsabilità di Woodstock, il festival musicale che consacrò la cultura hippy [in realtà fu molto di più]), scrive il New York Times era già stata sostenuta dai vescovi fin dall’esplosione dello scandalo nel 2002 e ribadita dal Papa Benedetto XVI dopo i casi di abusi emersi in Europa nel 2010 [solo a me sembra strano che la relazione finale della ricerca ricalchi le accuse dei finanziatori e quelle di Ratzinger, dalle quali dista solamente un annetto?].

Peter Townsend (The Who), Jimi Hendrix e Janis Joplin

All’interno della Chiesa i conservatori hanno sempre ritenuto che la causa fosse da ricercare nelle tendenze omosessuali dei preti [un altro modo di demonizzare l’omosessualità agli occhi dei fedeli, come se non ci fossero state vittime di abusi femmine], mentre i liberali hanno sostenuto che fosse il celibato dei sacerdoti a indurre in tentazione [ennesima distorsione: ai preti cattolici non è vietato solo sposarsi (significato della parola “celibato”), ma anche avere rapporti sessuali o semplicemente masturbarsi, perché non lo si dice chiaramente anziché distogliere la mira? Ovvio, perché sarebbe più chiara la portata della frustrazione sessuale a cui sono sottoposti i preti cattolici]. La ricerca smentisce entrambe le posizioni.
I preti omosessuali iniziarono ad entrare in numero “notevole” nei seminari a partire dal 1970 e continuarono nel corso degli anni ’80 [questa frase presenta tre problemi: 1) chi decide cosa sia un “numero notevole”? Un criterio un po’ troppo soggettivo e discriminatorio per essere scientifico; 2a) come fanno a sapere quali preti erano omosessuali e quali no? L’omosessualità non è tollerata dalla Chiesa cattolica in quanto contro natura, perciò dubito che si sbandierasse il proprio orientamento sessuale, e non credo nemmeno che solo i colpevoli di abusi siano gay, nel caso ci si appelli alla cronaca come prova; 2b) anche prendendo per buona l’ipotesi che i preti gay dichiarassero apertamente la propria omosessualità all’ingresso in seminario o successivamente, non è da escludere che prima del 1970 ci fosse semplicemente più reticenza, magari proprio perché non c’era stata ancora la rivoluzione del 1969]. Presero dunque servizio a metà degli anni ’80 e in quel periodo i casi di abusi sessuali [documentati] ebbero un crollo per stabilizzarsi poi a livelli bassi.

Le vittime sono maggiormente ragazzi maschi non a causa dell’omosessualità dei preti ma perché nelle parrocchie e nelle scuole i sacerdoti avevano più accesso ai ragazzi che alle ragazze.

Ovvio, molte scuole cattoliche sono divise per sessi e in quelle femminili, ovviamente, sono le suore a essere presenti in numero preponderante, ma secondo me ci stiamo allontanando dall’unica questione che conta: l’abuso nei confronti dei bambini. Sesso e orientamento sessuale di vittima e carnefice fanno davvero la differenza? L’omosessualità è un’aggravante? Tutto ciò diventa rilevante nel caso in cui si consideri l’omosessualità contro natura, insomma, come nel Medio Evo, periodo a cui la Chiesa e i suoi fedeli più accaniti sono ancora saldamente ancorati, Inquisizione a parte.

Inoltre il rapporto rivela che soltanto nel 5% dei casi di abuso sessuale, il sacerdote mostra un comportamento coerente con la pedofilia definita come “un disturbo psichiatrico caratterizzato da ricorrenti fantasie, impulsi e comportamenti verso bambini in età prepuberale” [si getta fumo negli occhi con le parole per l’ennesima volta, per arginare e minimizzare il problema: il 95% dei preti coinvolti non rientra nella definizione di “pedofilo”, quindi non lo è anche se ha abusato sessualmente di un bambino]. Tuttavia lo studio definisce di “età prepuberale” i bambini di 10 anni o meno e quindi i casi di pedofilia sono stimati attorno al 22%. L’American Psychiatric Association nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali definisce di “età prepuberale” i bambini di 13 anni o meno [lo fa anche la lingua inglese: teenager (“adolescente”, in italiano) è infatti chi sia in età compresa tra i tredici (thirteen) e i diciannove (nineteen)]. Se lo studio, commissionato dai vescovi, fosse stato basato su questa definizione, la stragrande maggioranza dei casi sarebbero da considerare atti di pedofilia.

Sembra che i miei dubbi sulla buona fede chi ha condotto la ricerca fossero fondati, visto che ha usato un parametro arbitrario che riduce drasticamente la percentuale dei casi di abuso su “prepubescenti” anziché uno prefissato come quello dell’Associazione Psichiatrica Americana. Tra l’altro – l’articolo italiano non lo dice – il New York Times prosegue per un’altra pagina con alcune interviste, non prima però di aver specificato che la ricerca (The Causes and Context of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests in the United States, 1950-2002, “Le Cause e il Contesto dell’Abuso Sessuale su Minori da parte di Preti Cattolici negli Stati Uniti, 1950-2002”) sia la seconda condotta dal John Jay College dopo quella, datata 2004, su “natura e portata” (nature and scope) del problema e che gli avvocati delle vittime, ancor prima di vederla, l’abbiano attaccata perché basata su dati forniti dalle diocesi e dagli ordini religiosi.

Lo stile di questa ricerca, così come ci viene presentata, è specchio fedele di quello della Chiesa, basato su dogmi e altre paraculaggini tipo il linguaggio oscuro e ambiguo, per annebbiare la mente delle persone e impedir loro di pensare col proprio cervello.

Io non so se Dio esista oppure no, ma davvero annullarsi con la cieca fede è un bene?

-m4p-

 Magari non v’interessa neanche:

Il Battaglione Sacro

Quest’anno s’è parlato di militari gay nell’esercito USA, ai quali Obama aveva aperto uno spiraglio, passato alla Camera ma cassato pochi mesi dopo dal Senato. La proposta era stata anche accompagnata da un sondaggio atto a tastare il terreno in vista dell’eventuale abolizione della linea Don’t Ask Don’t Tell (che proibisce a chiunque «dimostri propensione o intenzione di intraprendere atteggiamenti omosessuali» di prestare servizio nell’esercito, poiché questo «creerebbe un inaccettabile rischio all’alta morale, all’ordine, alla disciplina e alla coesione che sono l’essenza della potenza militare». La legge inoltre proibisce a qualsiasi persona omosessuale o bisessuale di svelare il proprio orientamento sessuale o di parlare di relazioni omosessuali mentre presta servizio all’esercito), tanto cara a Clinton.

Sulla questione non poteva mancare l’opinione degli esperti italiani del settore, da chi trova l’outing “inopportuno” (mentre invece “non criminalizza” i ragazzi che volessero divertirsi “in case di piacere controllate con ragazze maggiorenni”) a chi lo sconsiglia perché impedirebbe di “fare carriera”.

Per tutti cito un articolo trovato oggi, per caso, su Wikipedia.

Ah, per inciso, nessuno dovrebbe essere arruolato nell’esercito.

-m4p-

Il Battaglione sacro (in greco antico ἱερὸς λόχος / hieròs lókhos) era un corpo scelto dell’esercito tebano della Grecia antica, formato da 150 coppie di amanti omosessuali e creato, secondo Plutarco (in “Vita di Pelopida”), dal comandante tebano Gorgida.

Il battaglione fu creato perché si riteneva che ogni uomo sarebbe stato motivato a combattere al massimo delle proprie capacità sia per proteggere il suo amante, sia per evitare di disonorarsi nei suoi confronti.

Plutarco spiega anche la motivazione dell’impiego di questo “Esercito d’Amanti” in battaglia:

“Quando il pericolo incombe, gli uomini appartenenti alla stessa tribù o alla stessa famiglia tengono in minimo conto la vita dei propri simili; ma un gruppo che si è consolidato con l’amicizia radicata nell’amore non si scioglie mai ed è invincibile, poiché gli amanti, per paura di apparire meschini agli occhi dei propri amati, e gli amati per lo stesso motivo, affronteranno volentieri il pericolo per soccorrersi a vicenda.”

Sempre secondo Plutarco, Gorgida schierò inizialmente le coppie del Battaglione Sacro all’interno delle avanguardie tebane in qualità di militi scelti, per rinforzare la risolutezza degli altri. Ma dopo che il Battaglione si distinse nella battaglia di Tegira, Pelopida l’utilizzò come una specie di guardia privata. Per circa 33 anni, il Battaglione Sacro di Tebe non subì sconfitte ed ebbe un ruolo importante nella fanteria greca.

Il momento della sconfitta giunse durante la battaglia di Cheronea (338 a.C.), il combattimento decisivo durante il quale Filippo II di Macedonia e suo figlio Alessandro il Grande posero fine all’egemonia delle città-stato. Filippo era stato prigioniero di guerra a Tebe e lì aveva appreso le tattiche militari. Il resto dell’esercito tebano batté in ritirata di fronte all’esercito di Filippo ed Alessandro, ma il Battaglione Sacro, circondato e per nulla deciso ad arrendersi, rimase sul campo e cadde in battaglia. Plutarco racconta che, alla vista dei cadaveri ammassati dei membri del Battaglione, e avendo capito chi fossero, Filippo pianse ed esclamò:

“Che sia messo a morte chiunque sospetti che questi uomini abbiano fatto o sopportato qualcosa di indecente.”

AGGIORNAMENTO

Comunque, alla fine, come sempre, Bill Hicks è il più sensato:

La guida per i padri gay aiuta gli uomini che desiderano un figlio

di Joel Taylor (da METRO-London di martedì 26 ottobre 2010)

Un istituto per l’uguaglianza degli omosessuali ha lanciato una guida per i genitori mirata a incoraggiare le coppie di uomini a diventare genitori.

La Guida per i Papà Gay (The Guide For Gay Dads), lanciata ieri, offre consigli per le adozioni, l’essere genitori, allevare un figlio e maternità sostitutiva).

Scritto da Stonewall, nella speranza di incoraggiare gli uomini gay insicuri sull’avere una famiglia in Gran Bretagna – ora la legge è dalla loro parte, ha detto Ben Summerskill di Stonewall. “Speriamo che riesca a far cambiare idea a qualche uomo che ci ha scritto di voler rinunciare al proposito di crescere dei bambini”.

La guida, sponsorizzata dalla London Sperm Bank, chiarisce i cambiamenti riguardanti le coppie gay e contiene un glossario di termini per i genitori. Segue la ricerca dell’Università di Cambridge che ha scoperto che la qualità della crescita dei bambini con genitori dello stesso sesso è la stessa di quelli con genitori eterosessusali.

“I bambini hanno detto che, anche se avere genitori dello stesso sesso li fa sentire un po’ diversi, le famiglie fanno tutte le stesse cose, siano esse gay o no”, hanno scritto gli autori dello studio. “Molti bambini con genitori gay vedono le proprie famiglie speciali e diverse – perché tutte le famiglie sono speciali e diverse – anche se alcuni sentono che le loro famiglie siano più intime delle altre”.

Ci sono circa quattromila bambini in Gran Bretagna in attesa di venire adottati, ha riportato Adoption UK. Quest’anno, fino a marzo, sessanta bambini su tremiladuecento hanno trovato casa con coppie gay maschili.

Barrie e Tony Drewitt-Barlow, due businessmen milionari, entrambi quarantenni, sono diventati i padri gay più famosi della Gran Bretagna quando hanno avuto due gemelli da una “madre-surrogato” negli Stati Uniti nel 1999. La coppia dell’Essex adesso ha cinque bambini.

(traduzione di m4p)

Libera Chiesa in schiavo Stato

Il sito di ultratradizionalisti cattolici Pontifex se la prende con la Carfagna per aver tenuto alto (per una volta) l’onore del suo dicastero, definendo il Gay Pride di sabato scorso “una manifestazione gioiosa, serena e partecipata” e aver condannato l’ignobile striscione della Militia Christi. Arriva a prendere le distanze dalla ministro anche Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alla Famiglia (ma sarebbe meglio dire “alle famiglie”, tra divorziati, risposati e cazzi vari che bazzicano la politica, soprattutto da quelle parti).

Oltre alle (ahimé) solite, becere, discriminazioni sugli omosessuali, le alte sfere ecclesiastiche si dedicano anche a un altro dei loro passatempi preferiti: no, non la pedofilia, il denaro. Lo sterco del Diavolo.

Dell’infinita saga sull’amicizia tra Chiesa e Stato (che le amicizie sa proprio sceglierle bene, tra Cosa Nostra e Gheddafi), l’ultimo capitolo è stato scritto qualche giorno fa: un centinaio di strutture ecclesiastiche “riconvertite” in veri e propri hotel esenti da Ici e con l’Ires dimezzata. E Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma, parla di concorrenza sleale. Mi chiedo come mai.

Mentre in questi giorni, infine (?), il primo aereo a energia solare vola per 26 ore, ai cittadini di Canicattini Bagni (SR) vengono garantiti gli impianti fotovoltaici gratuiti e i certificati verdi riescono a salvarsi dalla Manovra, un opuscolo di quarantasette (47) pagine, intitolato “Energia per il futuro”, viene distribuito in allegato con i periodici ufficiali di  diverse diocesi italiane.

Tale opuscolo, pubblicato dalla MAB.q (l’agenzia che si occupa della comunicazione dell’Enel, guarda un po’) si lancia in una sequela di lodi sull’energia nucleare. A partire dal Pontefice in persona, il quale «ha auspicato l’uso pacifico della tecnologia nucleare». Anche il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, è sulla stessa linea: “La Santa Sede è favorevole e sostiene l’uso pacifico dell’energia nucleare, mentre ne avversa l’utilizzo militare”.

Cito dal link: “seguono quaranta e più pagine di spot cuciti addosso all’idea che l’atomo sia una scelta salvifica: pulita, sicura, poco costosa, capace di rinfilare l’Italia dentro i tetti fissati dal protocollo di Kyoto. Peccato che se e quando si metteranno in moto i reattori nucleari, l’Italia sarà già in ritardo per il rispetto degli accordi sul clima. Ma tant’è: quale sponsor migliore, per l’atomico made in Italy, di un viatico religioso?”

-m4p-

Aggiornamento in tempo reale: “cinque milioni a un’agenzia sconosciuta (un ente morale con personalità giuridica di diritto civile ed ecclesiastico), Alfano nella bufera”.